La peste e io

Anni ‘40. Colpita dalla tubercolosi, Betty viene ricoverata in sanatorio. La cura – all’epoca non esistevano antibiotici adatti – prevedeva che i pazienti giacessero a letto immobili per settimane. Non potevano alzarsi, parlare, leggere o scrivere. Per fortuna, però, Betty è un’ottimista e ha uno spiccato senso dell’ironia che le consente di guardare in faccia la malattia e le regole apparentemente folli del sanatorio. Pur rivelando la paura, la disperazione e certi tratti meschini della vita in ospedale è capace di sorriderne, di avere pietà degli altri e anche di sé stessa. MacDonald offre una grande lezione di vita a chi desidera coglierla; è inutile fingere di non vedere la disperazione, il dolore, la solitudine; è molto meglio accogliere questi compagni di certi periodi dell’esistenza con una risata – anche se un po’ a denti stretti.

Anni ‘40. Colpita dalla tubercolosi, Betty viene ricoverata in sanatorio. La cura – all’epoca non esistevano antibiotici adatti – prevedeva che i pazienti giacessero a letto immobili per settimane. Non potevano alzarsi, parlare, leggere o scrivere. Per fortuna, però, Betty è un’ottimista e ha uno spiccato senso dell’ironia che le consente di guardare in faccia la malattia e le regole apparentemente folli del sanatorio. Pur rivelando la paura, la disperazione e certi tratti meschini della vita in ospedale è capace di sorriderne, di avere pietà degli altri e anche di sé stessa. MacDonald offre una grande lezione di vita a chi desidera coglierla; è inutile fingere di non vedere la disperazione, il dolore, la solitudine; è molto meglio accogliere questi compagni di certi periodi dell’esistenza con una risata – anche se un po’ a denti stretti.

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