I ragazzi sognano in technicolor
Erika Anna Savio
Periferia di Torino, fine anni ‘80. Per Lisa, adolescente timida e insicura, è un mondo cupo, durissimo, molto diverso dal paesino sul mare in cui ha vissuto fino ad allora. Ma in quel mondo lei deve vivere, venendo a patti con il divorzio dei genitori, con l’uomo violento che è diventato l’amante della madre, con un fratello minore che ha solo lei come punto di riferimento. Ci prova, Lisa, a inserirsi in quell’ambiente così ostile, che sembra addirittura incarnarsi nei ragazzi con cui fa amicizia e soprattutto in Alex, nel suo viso scavato e pieno di lentiggini e nella sua pessima reputazione. Ci prova, ma tutto la respinge. Eppure è proprio attraverso Alex che lei potrebbe trovare una via di fuga.
Lisa pensò che i sogni dei bambini dovevano essere color pastello: asili, fiori giganteschi, dinosauri, giocattoli, pongo, altalene e scivoli; ma se all’improvviso nel sogno comparivano broccoli, sgridate o furti di tricicli, a quel punto loro iniziavano a scalciare e mugolare e tutto si faceva nero notte. I ragazzi, invece, sognano in technicolor e i vecchi in un bianco e nero stizzoso, con i contorni sdoppiati da miope.