Donna Francesca Savasta, intesa Ciccina
Laura Lanza
Sicilia, 1850 Semplice d’animo, eppure armata di quella saggezza concreta che non si apprende dai libri, bensì dalla vita, donna Francesca Savasta, detta Ciccina, fa la levatrice in uno sperduto paesino sui monti Iblei. Niente, in lei, è convenzionale: secondo una legge morale ferrea e personalissima, si prodiga per “sistemare” al meglio quelle madri così giovani e ingenue che quasi non sanno perché hanno avuto un figlio, oppure i bambini abbandonati nella ruota degli esposti. Tra briganti non troppo cattivi e parroci non troppo celibi, vendette di paese, omicidi e sparizioni, Ciccina emerge con tutta la sua esaltante energia, trascinandoci in un romanzo originale e avvincente, permeato da una sottile ironia e sorretto da una precisa e vivacissima ricostruzione storica.
'Che so, donna Francesca, pensavo che magari il parrino avesse trovato un poco di tempo per insegnarvi.'
'Voscenza ragione ha e, difatti, il parrino me lo chiese più volte se volevo imparare i numeri e l'alfabeto perché mi disse che sono capace e intelligente e potrei imparare presto. Il fatto è che io di tempo soperchio non ne ho. Lo sapia quanto c'è da travagghiare in questo paese? Quando avrò imparato a scrivere ve lo verrò a dire io stessa. E per ora rimaniamo accussì: sono inalfabeta.'