Il passo falso
Marina Morpurgo
Tra il 1943 e il 1944, la vita di due ragazzi si incrocia sulle sponde del Lago di Como. Il primo si chiama Giuseppe: è figlio di un’inglese e di un italiano ed è ebreo, quindi in fuga per la sopravvivenza. Il secondo è Antonio, fascista convinto e disposto a difendere i suoi ideali con la violenza. Molti anni dopo, incontriamo il professor Emilio Rastelli, pediatra in pensione. Da sempre molto riservato – soprattutto sulla sua famiglia di origine –, Emilio adesso sta scivolando nella demenza senile e la malattia fa emergere sempre più spesso confusi brandelli del passato. La moglie è sconcertata, non soltanto perché suo marito è sempre stato una persona controllata e padrona di sé, ma soprattutto perché lui continua a fuggire di casa e, puntualmente, viene ritrovato nei pressi del Lago di Como…
Nella segreteria del reparto squilla il telefono. Una voce femminile non giovane e molto nervosa chiede della caposala. Quando lei solleva il ricevitore si sente chiedere dalla moglie del suo paziente se il professor Rastelli è già arrivato. No, il professor Rastelli non è arrivato, e anzi si stanno tutti chiedendo dove sia finito, dato che è il giorno della dialisi, e avrebbe dovuto essere lì già da venti minuti. Tutto questo è molto strano e preoccupante, data la puntualità maniacale del malato, che sputa fuoco e fiamme se gli orari non vengono rispettati, bastano cinque minuti di ritardo per vederlo andare fuori dai gangheri.
“È fuggito di nuovo,” dice rassegnata la moglie. “Lo ha rifatto.”