Il passo falso
Marina Morpurgo
1943. Sulle sponde del Lago di Como s’incrociano le vite di due ragazzi: il primo, Giuseppe, è ebreo e quindi in lotta per la sopravvivenza; il secondo, Antonio, è un fascista convinto e pronto a difendere i suoi ideali a ogni costo, anche con la violenza. Chi sarà il primo dei due a compiere un passo falso?
Milano, oggi. Il professor Emilio Rastelli, stimato pediatra, sta scivolando nella demenza senile e sua moglie, impotente e angosciata, osserva come i momenti di lucidità di quell’uomo, un tempo controllato e sicuro di sé, si alternino sempre più spesso a periodi di confusione, da cui sembrano emergere brandelli di un passato lontano. Un passato che attira Emilio verso il Lago di Como, verso un’altra epoca, più drammatica ma anche più semplice, verso una storia in cui il confine tra viltà ed eroismo era – ed è ancora – molto labile.
Frutto di un’accurata ricerca storica, Il passo falso intreccia in maniera coinvolgente le vicende personali di vittime e carnefici con quelle di un Paese intero.
A mangiare la torta di compleanno stanno andando proprio tutti, e così Giuseppe grida, rivolto alle loro schiene: 'Vengo anch'io?'
L'amico si gira, torna sui suoi passi e dice: 'No, non puoi. Mio padre dice che in casa nostra è meglio che i giudei non entrino, perché non vuole storie'.
Lo dice così, senza ostilità; è un dato di fatto. Allarga le braccia: 'Magari domani ti porto una fetta di torta, se avanza. La nascondo e te la porto'.